Anghiari diventa citta’ della donna: una grande mostra diffusa nel borgo medievale racconta cinque secoli di arte dedicata alla potenza espressiva e simbolica della figura femminile

 

Anonimo da Michelangelo Buonarroti (Caprese, 1475-Roma, 1564)
Leda e il cigno in un paesaggio
post 1530
Foglio: 242x350 mm
Bulino
Iscrizioni: “Ant. Lafrerij Romæ”
Comune di Anghiari – Museo Battaglia Anghiari – fondo Bagnobianchi

L’incisione riproduce il dipinto eseguito da Michelangelo nel 1530 e oggi perduto, ma
noto attraverso diverse copie. Il mito è riportato da diverse fonti antiche e narra che Zeus
si innamorò di Leda e per sedurla decise di trasformarsi in cigno. La loro unione avvenne
sulle sponde del fiume Eurota, ed è questo il momento raffigurato con molta cura di
dettagli. In seguito Leda depose un uovo dal quale uscirono Polluce, uno dei due Dioscuri,
e Elena, futura regina di Troia nota per la sua bellezza.

 

Anghiari, borgo medievale toscano celebre per la battaglia campale nel Quattrocento tra fiorentini e milanesi dipinta da Leonardo diventa ora città della Donna. Lo fa con una ricca esposizione, che, dal 5 novembre all'8 marzo, popolerà quattro prestigiosi spazi del suo centro storico di decine di opere raffiguranti l’immagine femminile dal Rinascimento ad oggi, tra mito, rappresentazioni bibliche, evangeliche e molto altro ancora.

In Storie di Donne, questo il titolo della mostra, dipinti, disegni e sculture, disseminati tra Museo della Battaglia e di Anghiari, Museo di Palazzo Taglieschi, Chiesa di Sant’Agostino e Palazzo Pretorio sintetizzano di fatto cinque secoli di cultura occidentale attraverso le rappresentazioni iconografiche di Eva, Maria, Maria Maddalena, Santa Caterina, e ancora Leda, Medea, Penelope (solo per citarne alcune), realizzate da grandi maestri quali Michelangelo, Dürer, Jacopo della Quercia, Giovanni dal Ponte, Goya, Manet; fino ad arrivare al recupero, tutto contemporaneo, di forme figurative più arcaiche della femminilità portato avanti dallo scultore romagnolo Ilario Fioravanti.

Il risultato è un esaustivo racconto per immagini a cavallo fra storiografia, leggenda, allegorie, simbolismi, spiritualità.

Realizzata dal Comune insieme al Museo della Battaglia e di Anghiari con la curatela dagli storici dell’arte Benedetta Spadaccini (dottore aggregato e assistente curatore Disegni e Stampe presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana) e Gabriele Mazzi (direttore del Museo della Battaglia e di Anghiari), l’esposizione nasce – non a caso – proprio dall’idea di due donne: Alberica Barbolani da Montauto e Ilaria Lorenzini, rispettivamente assessore alla cultura ed al turismo della città toscana.

 

Albrecht Dürer (Norimberga, 1471-1528)
Adamo ed Eva
1504
Impronta: 240x188 mm
Bulino
Iscrizioni: “Albert[us] Dvrer Noricvs faciebat 1504”
Comune di Anghiari – Museo Battaglia Anghiari – fondo Bagnobianchi

La firma per esteso, unita alla data, sottolinea la piena consapevolezza del risultato
raggiunto da Dürer in quella che è una delle sue più note incisioni a bulino, nonché uno dei
suoi capolavori. Infatti, culminano su questo foglio i suoi studi sulle proporzioni del corpo
umano e il suo virtuosismo tecnico. Il chiarore dei corpi di Adamo ed Eva, dalle proporzioni
perfette e l’aspetto scultoreo, contrastano con lo sfondo più scuro, dove si abbondano i
dettagli naturalistici.

 

Come sempre avviene - spiega Alberica Barbolani da Montauto, Assessore alla Cultura del Comune di Anghiari - gli eventi scaturiscono da lunghi periodi di preparazione, riflessione e studio. In questo caso sono molteplici i fattori che concorrono a comporre questa mostra, il primo dei quali è la fiducia nel dialogo e nella ricerca di obiettivi comuni, che puntualmente, quando sono nobili, vengono trovati”.

 

LE ‘TAPPE’ DELLA MOSTRA DIFFUSA

 

Antonio Allegri detto il Correggio (Correggio, 1489 – Correggio, 1534)
Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria
post 1520
235 x 290 mm
Olio su tela
Collezione privata

La piccola tela, sicuramente cinquecentesca, è una derivazione di qualità del dipinto
conservato presso il Museo nazionale di Capodimonte a Napoli di provenienza Farnese.
L’opera in particolare proviene dal mercato e non ne conosciamo purtroppo le origini.
Il dipinto del Correggio, riprodotto in antico in alcune versioni, risulta una delle composizioni
più di successo del Cinquecento italiano di cui la nostra è testimonianza.
La scena ritrae Maria in atto di aiutare il Bambino ad infilare l’anello nell’anulare della Martire,
rappresentata con i suoi attributi iconografici, il più evidente dei quali è la palma e in basso
la spada posta fra il gruppo di Maria con il Bambino e Santa Caterina. L’alternanza cromatica
delle vesti delle due donne, che risponde alla tradizione iconografica degli altrettanti soggetti,
non fa che evidenziare l’atteggiamento del Bambin Gesù al centro, che cerca lo sguardo della
madre con un’espressione di compiaciuta approvazione.

 

Il Museo della Battaglia e di Anghiari presenta 18 opere, tra le quali preziosi lavori di grafica, come la creazione di Eva di Michael Wohlgemuth (Norimberga 1434-1519) e il prezioso foglio con Adamo ed Eva di Albrecht Dürer (Norimberga 1471 – 1528). Fanno parte del percorso le celebri Hasta la muerte di Francisco de Goya (Fuendetodos, 1746-Bourdeaux, 1828), l’Olympia di Èduard Manet (Parigi, 1832-1883), la Penelope di Max Klinger (Lipsia, 1857-Grossjena, 1920), ed anche il raro foglio contenente Leda e il cigno in un paesaggio, disegno cinquecentesco che riproduce la perduta opera omonima di Michelangelo Buonarroti. Vi è poi una piccola tavola rappresentante il Matrimonio Mistico di Santa Caterina, considerata copia del famoso soggetto di Correggio; la Maddalena penitente, a lungo ascritta alla maniera di Cristofano Allori, che oggi, finalmente, trova la sua reale attribuzione a Francesco Morosini sulla base di un brillante studio. Questo dipinto, oggetto di un recente restauro sostenuto da SALPA tramite Fondazione Lions e la sezione Lions della Valtiberina, rappresenta una vera scoperta dopo la ripulitura dalle vernici che ne offuscavano il segno e che celavano in parte la firma dell’autore.

 

Nel Museo di Palazzo Taglieschi l’attenzione si concentra su tre rappresentazioni della Vergine particolarmente significative: la ieratica Madonna di Giovanni dal Ponte, appena restituita ad Anghiari (grazie ad un accordo fra la Direzione regionale Musei per la Toscana e la Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, dopo essere rimasta per svariati anni al Museo Medievale e Moderno di Arezzo), l’iconica Madonna con Bambino di Jacopo della Quercia e la commovente, dolcissima Vergine attribuita a Benedetto Buglioni che accarezza con le mani e con lo sguardo il Bambino. Si va dunque dagli albori del Rinascimento dei primi due autori, tra loro contemporanei ma distanti per gusto e formazione, all’arte di un Rinascimento più tardo e maturo canonizzato nell’eleganza dello stile delle Robbiane adottato da Buglioni.

 

Ilario Fioravanti (Cesena, 1922 – Savignano sul Rubicone, 2012)
Compianto Laico
1997
terracotta policroma
9 figure a grandezza naturale
collezione privata

 

Nella chiesa di Sant’Agostino e in Palazzo Pretorio si sviluppa infine un itinerario tra contemporaneità e ricerca delle origini con le sculture di Ilario Fioravanti (Cesena, 1922 – Savignano sul Rubicone, 2012): grandi terrecotte che trasmettono l’arcaica potenza espressiva e spirituale della femminilità modellata nelle sue forme più basiche e primitive.

 

Storie di Donne è realizzata in collaborazione con Direzione Regionale dei Musei della Toscana, Archivio Ilario Fioravanti, Parrocchia di Anghiari, Associazione Nazionale Case della Memoria.

 

Anghiari

 

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